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10 p.ti !! EMIGRAZIONE?
in tesina di geografia porto l'emigrazione, specialmente quella italiana visto che parlo di sacco e vanzetti...qualcuno mi spiega qualcosa sull'emigrazione di quegli anni (inizio 900) ? grazie
3 risposte
- 10 anni faRisposta preferita
c'era tanto rispetto nei nostri emigrati verso il paese ed il popolo che li ospitava (quello che gli combinavano, gli combinavano). A volte dovevano anglicizzare il proprio nome ed il proprio cognome ; accettavano di fare anche questo. Dove non c'erano chiese cattoliche nessuno s'azzardava di chiederne la costruzione di una per andare a messa la domenica (di là erano in gran parte protestanti ). Altri tempi, altra storia. Nessuno si permetteva di chiedere agli americani di non celebrare la festa del 4 luglio o del "Thanksgiving Day" ...perchè altrimenti i propri figli cattolici si sarebbero offesi !! Nessuno . S'integrarono tutti col tempo, nonostante questo. Qui da noi abbiamo immigrati islamici da due generazioni e non riescono ancora ad integrarsi. In nulla.
- Tiziana CozzaLv 510 anni fa
Nessun Paese d'Europa contava alla fine del secolo scorso e nei primi anni del
Novecento tanti emigranti come l'Italia. Dai 130.000 all'anno nel 1880, il loro numero
era salito a 540.000 nel 1901 e a ben
872.000 nel 1913.
Una parte di questi emigranti, provenienti
per lo più dall'Italia Settentrionale (Veneto,
Piemonte, Lombardia), si dirigeva verso i
Paesi vicini: Francia, Svizzera, Austria,
Germania. Erano impiegati come manovali
nei lavori edilizi, stradali e ferroviari e anche
nelle miniere e nelle industrie di questi stati.
A prezzo di duri sacrifici, inviavano ogni anno alle loro famiglie somme anche
importanti e dopo alcuni anni ritornavano al loro paese. A volte l'emigrazione era
solo stagionale: in autunno i contadini e i montanari
delle zone depresse emigravano nelle nazioni
d'Oltralpe per lavorare e tornavano a casa in
primavera col loro gruzzolo di soldi guadagnati e
risparmiati con sacrifici inauditi e privazioni
inconcepibili .
Accanto a questa migrazione europea e temporanea si
sviluppò, in maniera sempre più considerevole,
un'emigrazione a carattere definitivo verso l'Africa
Settentrionale e particolarmente verso l'America. Gli
Italiani erano numerosi in Algeria e soprattutto in
Tunisia. Per quanto riguarda l'emigrazione transoceanica, raggiunsero l'America del Nord, in
particolare gli Stati Uniti, ma anche i grandi Paesi del
Sud, come il Brasile e l'Argentina.
Gli emigranti italiani
nell'America Settentrionale
si inserivano in un Paese con
molte città e si indirizzavano
ad attività lavorative di tipo industriale o alla costruzione di
strade e ferrovie; raramente trovavano lavoro in agricoltura e
tanto meno potevano mettersi in proprio come contadini
indipendenti. In Brasile e in Argentina, invece, gli emigrati
italiani riuscivano spesso ad inserirsi in agricoltura, in alcuni
casi arrivando a creare aziende indipendenti, di cui
diventavano i proprietari.
La seconda fase della storia dell'emigrazione italiana
incominciò con i primi anni del Novecento e fu
caratterizzata da due novità : per quel che riguarda le aree di partenza acquistaronoun'importanza crescente le regioni meridionali e soprattutto la Sicilia; per quel che
concerne le aree di destinazione, gli Stati Uniti
diventarono l'unica meta di tutti gli emigranti
italiani. Infatti, i costi delle navi per l'America
erano inferiori a quelli dei treni per il Nord Europa,
per questo milioni di persone scelsero di
attraversare l'Oceano.
Questo esodo di massa ( 8 milioni tra il 1900 e il
1914 ) ebbe dei costi umani elevatissimi perché
significò disperato sradicamento dalla propria terra
e perdita di identità in Paesi stranieri, dove i
rapporti umani erano difficili e bisognava spesso accontentarsi di lavori umilianti,
faticosi e mal pagati. L'arrivo in America era caratterizzato, inoltre, dal trauma dei
controlli medici e amministrativi durissimi, specialmente ad Ellis Island , l'Isola delle
Lacrime.
- Anonimo10 anni fa
Nessun Paese d'Europa contava alla fine del secolo scorso e nei primi anni del
Novecento tanti emigranti come l'Italia. Dai 130.000 all'anno nel 1880, il loro numero
era salito a 540.000 nel 1901 e a ben
872.000 nel 1913.
Una parte di questi emigranti, provenienti
per lo più dall'Italia Settentrionale (Veneto,
Piemonte, Lombardia), si dirigeva verso i
Paesi vicini: Francia, Svizzera, Austria,
Germania. Erano impiegati come manovali
nei lavori edilizi, stradali e ferroviari e anche
nelle miniere e nelle industrie di questi stati.
A prezzo di duri sacrifici, inviavano ogni anno alle loro famiglie somme anche
importanti e dopo alcuni anni ritornavano al loro paese. A volte l'emigrazione era
solo stagionale: in autunno i contadini e i montanari
delle zone depresse emigravano nelle nazioni
d'Oltralpe per lavorare e tornavano a casa in
primavera col loro gruzzolo di soldi guadagnati e
risparmiati con sacrifici inauditi e privazioni
inconcepibili .
Accanto a questa migrazione europea e temporanea si
sviluppò, in maniera sempre più considerevole,
un'emigrazione a carattere definitivo verso l'Africa
Settentrionale e particolarmente verso l'America. Gli
Italiani erano numerosi in Algeria e soprattutto in
Tunisia. Per quanto riguarda l'emigrazione transoceanica, raggiunsero l'America del Nord, in
particolare gli Stati Uniti, ma anche i grandi Paesi del
Sud, come il Brasile e l'Argentina.
Gli emigranti italiani
nell'America Settentrionale
si inserivano in un Paese con
molte città e si indirizzavano
ad attività lavorative di tipo industriale o alla costruzione di
strade e ferrovie; raramente trovavano lavoro in agricoltura e
tanto meno potevano mettersi in proprio come contadini
indipendenti. In Brasile e in Argentina, invece, gli emigrati
italiani riuscivano spesso ad inserirsi in agricoltura, in alcuni
casi arrivando a creare aziende indipendenti, di cui
diventavano i proprietari.
La seconda fase della storia dell'emigrazione italiana
incominciò con i primi anni del Novecento e fu
caratterizzata da due novità : per quel che riguarda le aree di partenza acquistaronoun'importanza crescente le regioni meridionali e soprattutto la Sicilia; per quel che
concerne le aree di destinazione, gli Stati Uniti
diventarono l'unica meta di tutti gli emigranti
italiani. Infatti, i costi delle navi per l'America
erano inferiori a quelli dei treni per il Nord Europa,
per questo milioni di persone scelsero di
attraversare l'Oceano.
Questo esodo di massa ( 8 milioni tra il 1900 e il
1914 ) ebbe dei costi umani elevatissimi perché
significò disperato sradicamento dalla propria terra
e perdita di identità in Paesi stranieri, dove i
rapporti umani erano difficili e bisognava spesso accontentarsi di lavori umilianti,
faticosi e mal pagati. L'arrivo in America era caratterizzato, inoltre, dal trauma dei
controlli medici e amministrativi durissimi, specialmente ad Ellis Island , l'Isola delle
Lacrime.
Fonte/i: è la mia risposta quella autentica!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!10 punti please!