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Poesia di montale collegabile al fascismo?
Sareste in grado di trovarmi una poesia di Montale collegabile bene con il Fascismo? E spiegatemi il perché per favoree!! Graziee!!
3 risposte
- ?Lv 78 anni faRisposta preferita
Nel 1925 Montale, coerentemente con la propria posizione liberale, firma il manifesto degli intelletuali antifascisti. Nel 1927 si trasferisce a Firenze che appare al poeta una sorta di patria della cultura, intese come valore supremo da difendere contro l'ignoranza e la rozzezza del regime fascista. Proprio perchè non iscritto al partito fascista viene licenziato dal suo impiego di direttore del prestigioso Gabinetto Vieusseux. Dalla nuova condizione dell'intellettuale e dalla nuova situazione storica (l'avvento del fascismo) deriva un' ideologia che oppone alla massificazione dilagante i valori elitari della cultura e dell'arte, unico risarcimento possibile per gli intellettuali
"Un artista porta in sé un particolare atteggiamento di fronte alla vita e una certa attitudine formale a interpretarla secondo schemi che gli sono propri. Gli avvenimenti esterni sono sempre più o meno preveduti dall'artista; ma nel momento in cui essi avvengono cessano, in qualche modo, di essere interessanti. Fra questi avvenimenti che oso dire esterni c'è stato, e preminente per un italiano della mia generazione, il fascismo. Io non sono stato fascista e non ho cantato il fascismo; ma neppure ho scritto poesie in cui quella pseudo rivoluzione apparisse osteggiata. Certo, sarebbe stato impossibile pubblicare poesie ostili al regime d'allora; ma il fatto è che non mi sarei provato neppure se il rischio fosse stato minimo o nullo. Avendo sentito fin dalla nascita una totale disarmonia con la realtà che mi circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella disarmonia. Non nego che il fascismo dapprima, la guerra più tardi, e la guerra civile più tardi ancora mi abbiano reso infelice; tuttavia esistevano in me ragioni di infelicità che andavano molto al di là e al di fuori di questi fenomeni." Così parla M. in un intervista rilasciata nel 1951
.Ne "Il sogno del prigioniero" fra orrore e sarcasmo Montale interpreta la storia come una condizione carceraria
Il sogno del prigioniero
Alba e notti qui variano per pochi segni
Il zigzag degli storni sui battifredi
nei giorni di battaglia, mie sole ali,
un filo d'aria polare,
l'occhio del capoguardia dallo spioncino,
crac di noci schiacciate, un oleoso
sfrigolìo dalle cave, girarrosti
veri o supposti - ma la paglia è oro,
la lanterna vinosa è focolare
se dormendo mi credo ai tuoi piedi.
La purga dura da sempre, senza un perché.
Dicono che chi abiura e sottoscrive
può salvarsi da questo sterminio d'oche;
che chi obiurga se stesso, ma tradisce
e vende carne d'altri, afferra il mestolo
anzi che terminare nel pâté
destinato agl'Iddii pestilenziali.
Tardo di mente, piagato
dal pungente giaciglio mi sono fuso
col volo della tarma che la mia suola
sfarina sull'impiantito,
coi kimoni cangianti delle luci
sciorinate all'aurora dei torrioni,
ho annusato nel vento il bruciaticcio
dei buccellati dai forni,
mi son guardato attorno, ho suscitato
iridi su orizzonti di ragnateli
e petali sui tralicci delle inferriate,
mi sono alzato, sono ricaduto
nel fondo dove il secolo è il minuto -
e i colpi si ripetono ed i passi,
e ancora ignoro se sarò al festino
farcitore o farcito. L'attesa è lunga,
il mio sogno di te non è finito.
(Eugenio Montale, La bufera)
Piccolo testamento
Questo che a notte baluginanella calotta del mio pensiero,traccia madreperlacea di lumacao smeriglio di vetro calpestato,non è lume di chiesa o d'officina che alimenti chierico rosso, o nero.Solo quest'iride posso lasciarti a testimonianza d'una fede che fu combattuta,d'una speranza che bruciò più lentadi un duro ceppo nel focolare.Conservane la cipria nello specchietto quando spenta ogni lampadala sardana si farà infernale e un ombroso Lucifero scenderà su una prora del Tamigi, dell'Hudson, della Senna scuotendo l'ali di bitume semi-mozze dalla fatica, a dirti: è l'ora.Non è un'eredità, un portafortuna che può reggere all'urto dei monsoni sul fil di ragno della memoria,ma una storia non dura che nella cenere persistenza è solo l'estinzione.Giusto era il segno: chi l'ha ravvisato non può fallire nel ritrovarti.Ognuno riconosce i suoi: l'orgoglio non era fuga, l'umiltà non era vile, il tenue bagliore strofinato laggiù non era quello di un fiammifero.
(Eugenio Montale, La bufera; Parte settima)
Queste 2. sono le uniche poesie "politiche " di M., che diversamente dal solito dichiara esplicitamente la propria posizione nel contesto storico-sociale
Ho trovato anche la poesia: "La primavera hitleriana " di Montale...
Ciao ciao! =D.
Fonte/i: Y!A.