La lingua descrive bene il livello dei popoli e dei tempi?
I popoli antichi hanno creato la civiltà ed avevano lingue adatte ad un pensiero elevato; basti pensare ai popoli indoeuropei:
la civiltà vedica col sanscrito (47 caratteri, 8 casi).
O anche la struttura del greco e del latino.
Oggi invece abbiamo l'inglese; una lingua con grammatica elementare, fonetica incomprensibile, struttura assente, una sorta di balbettamento.
E infatti non si vede traccia di vera civiltà, solo un misero progresso puramente materiale.
Inoltre, l'inglese è la perfetta lingua cartesiana (cioè pragmaticamente superficiale) e relativistica, come questi tempi, dove la logica è scomparsa.
5 risposte
- amontilladoLv 65 mesi fa
Ogni lingua, molto banalmente, per essere viva deve essere parlata. Ed è tanto più viva quante più bocche attraversa. La diffusione di una lingua comporta una "semplificazione", e ci sta, va bene, ma ciò non implica impoverimento, anzi tutt'altro: una lingua parlata su un'isola o su altre regioni che non hanno conosciuto contaminazioni rimarrà complessa, ma di una complessità fine a se stessa, che tende all'inedia, all'atrofia*.
L'inglese è una lingua complessa, ricca, bella, con una letteratura tra le più significative della storia umana. La diffusione non implica impoverimento, non significa dissolvimento, non in senso negativo almeno. Contaminazione e metamorfosi, avere i confini sfumati e il cuore di tenebra: non esiste molto altro per arricchirsi, per essere vivi (ma soprattutto essere vissuti), non esiste altra via che conduca alla complessità.
* Mi vengono in mente alcune "teorie" che hanno attraversato la sociologia e l'antropologia in particolare tra gli anni Sessanta e Ottanta, quando si discuteva di "natura umana", e si voleva contestare a tutti i costi il modello occidentale (perché l'anti-americanismo non è una moda di oggi...) e si parlava - anche - di lingue e linguaggi. Si portavano a esempio popoli come gli Shoshone, i Lepchas e soprattutto i Tasaday delle Filippine, un popolo, si diceva, nella cui lingua - rimasta pura e incontaminata - non fossero presenti parole per indicare odio, inimicizia, competitività, aggressione, cosa che avrebbe dovuto mettere in crisi gli assunti dell'Occidente. Ci credettero in molti. Scienziati di ogni settore si esaltarono. Come per le teste di Modigliani. Naturalmente era una balla.
- VikingLv 75 mesi fa
Hai dimenticato una cosa (forse non è dimenticanza ma mancanza di conoscenza): la lingua inglese è in assoluto la lingua più ricca di vocaboli e quindi possibilità di usare sfumature che le altre lingue non permettono.
Cito dati che potete verificare:
Francese = 140.000 vocaboli
Tedesco = 150.000 vocaboli
Italiano = 170.000 vocaboli
Spagnolo = 200.000 vocaboli
INGLESE = 500.000 vocabili.
Giudicare una lingua evoluta partendo dalla sua complessità grammaticale è un concetto che non condivido, anzi penso sia esattamente il contrario.
- Specchio800Lv 75 mesi fa
E' un dato di fatto che le lingue si semplificano quanto più è alto il numero di fruitori: questo sta accadendo con l'inglese, come accadde al latino dell'Impero romano e alle varietà semplificate delle lingue neolatine.
Le lingue parlate in zone lontane da contaminazioni conservano invece tutta la loro complessità: ricordo che lessi che, in alcune regioni isolate del Caucaso, esiste una lingua che ha 70 consonanti nell'alfabeto.
Una lingua parlata a livello globale (come è e sarà sempre di più l'inglese, a meno che non ci siano stravolgimenti politici mondiali) diviene, per forza di cosa, una "lingua veicolare", sempre meno caratterizzata, sempre più neutra, sempre, inevitabilmente, meno bella e meno capace di esprimere sfumature e differenze.
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Un anti-americanismo e un sentimento anti-occidentale che serpeggiano in modo dilagante. A tutti i livelli, nel senso comune come nell'ambito scientifico, accademico e in tutti gli ambiti della cultura. Trovo tutto ciò davvero stupido.