Mi serve un aiuto con questa analisi del testo ?
Mi servono le risposte alle domande e la parafrasi. Grazie in anticipo

1 risposta
- SerenaLv 611 mesi faRisposta preferita
1-Parafrasi:
(vv.1-4)Dal cespuglio di rose selvatiche oramai secco pende in bilico
un nido.Come ne fuoriusciva a primavera, riempiendo la riva (del
fiume) il cinguettio del chiassoso banchetto.
(vv. 5-8)Ora vi è rimasta solo una piuma che al soffio del vento
esita,ondeggia leggera;come un vecchio sogno del cuore (di un uomo)
ormai adulto, che è sempre sul punto di dileguarsi e ancora non è
scomparso del tutto :
(vv. 9-11)e oramai lo sguardo è distolto dal cielo; dove un ultimo
concerto di suoni salì irradiandosi e scomparve nell’aria
(vv. 12-14)e (lo sguardo ora) si fissa sulla terra,in cui stanno
immobili le foglie imputridite,mentre a folate il vento sibila,simile
a un pianto,nella campagna deserta e spoglia.
2. L’immagine del nido diviene uno dei motivi simbolici più frequenti
e importanti della poesia del Pascoli. Il poeta vi proietta uno dei
nodi fondamentali della sua esperienza umana: l’infrangersi violento
del mondo dell’infanzia. L’uccisione del padre,l’irruzione precoce
della morte nell’ambiente,protettivo e rassicurante,degli affetti più
cari costituisce un trauma originario nella personalità di Pascoli.
Nel simbolo del nido pascoli esprime ora il rimpianto per il nido
famigliare distrutto,ora la speranza di una sua possibile futura
reintegrazione. Tuttavia nella lirica “Il nido” compare il desiderio
di cedere all’invito di abbandonare l’orizzonte chiuso del nucleo
famigliare per immergersi nella più vasta ma anche rischiosa corrente
del “gran” mondo esterno. Nella poesia, infatti, la <<piuma>> non è
solo immagine del ricordo della serenità perduta dell’infanzia (il
<<garrulo convito>>) ma anche (vv.5-6) esitazione e palpito nei
confronti della folata di vento che la invita a cedere al desiderio –
pauroso – di staccarsene per sempre.
3. La poesia prende spunto dall’osservazione minuta di un io che si
inoltra nella campagna invernale e scopre le piccole cose della
natura.
Il sonetto è costruito secondo uno schema di antitesi tematiche.Nella
quartina di esordio della lirica al ricordo della primavera ormai
trascorsa,evidente nell’immagine vitalistica e festosa del nido come
<<garrulo convito>> di cinguettii, si oppone il segno di desolazione e
di morte rappresentato dall’immagine invernale del <<rosaio
scheletrito>>. L’antitesi fra vita e morte si ripropone poi nelle
terzine conclusive della lirica, quando lo sguardo dell’io che osserva
si distoglie dal cielo oramai vuoto (ma,nel ricordo,ancor pieno
dell’<<ultimo concento>> degli uccelli che se ne vanno vv.9-11) e si
volge a fissare le <<foglie putride>> che coprono la terra. Le foglie
morte e il “pianto” del vento freddo dell’inverno (vv.12-14)
corrispondono in chiusura del testo all’immagine luttuosa del rosaio
secco e spoglio con cui esso inizialmente si era aperto. Tra i due
estremi della poesia,la seconda quartina (vv.5-8) costituisce un
momento di sospensione e di mediazione nel procedere del testo secondo
un contrasto fra immagini di vita e immagini di morte. Aggrappata
tenacemente al nido oramai vuoto e “morto” rimane una fragile piuma,
che pare timidamente resistere al soffio del vento invernale. Il poeta
la associa simbolicamente a un <<sogno antico>>: il sogno di Pascoli
è l’illusione che il nido famigliare della sua infanzia non sia stato
distrutto per sempre ed è insieme la speranza di poterlo ricostruire
nel futuro. L’endecasillabo al v.8 (<<fuggente sempre e non ancor
fuggito>>),al centro esatto della lirica,è costruito nella
disposizione del chiasmo,che sembra voler conciliare in armonia
elementi concettuali antitetici : ai due estremi del verso, il sogno
pare dileguarsi (è <<fuggente>>) e nello stesso tempo resistere (<<non
ancor fuggito>>) ; mentre nella parte centrale dello stesso verso
l’avverbio <<sempre>> è accostato immediatamente al suo contrario
<<non ancor>>. L’immagine simbolica della piuma-sogno ,dunque, sembra
esprimere il desiderio di una conciliazione delle antitesi radicali
che percorrono tutta la lirica : quelle tra vita e morte, tra presenza
e assenza , tra passato che non torna e presente che sfugge.